Riflessione di Federico D’Aniello sul testo della commissione europea del 27 maggio

Ho ritenuto utile al di la delle consuete e frammentarie letture che pure si possono fare in sintesi sulla stampa italiana esplodere tutto intiero il documento che oggi si è discusso in commissione e che sarà presentato  al Consiglio ed  all’Assemblea per la sua completa approvazione. Sappiamo che non sarà una passeggiata perchè i quattro paesi che resistono alla assegnazione dei fondi a titolo di contributo non facilmente aderiranno alla ipotesi finale. Mi sia però consentito un giudizio generale. Tutto ciò che si legge è ciò che da tempo avremmo voluto sentir dichiarare e fare dalla Europa che abbiamo contribuito a far nascere e sviluppare. Una attenta esegesi del testo consente di estrapolare un chiaro programma di cosa avremmo già dovuto fare da anni in materia di E-health, di E-gov, in materia di E-Learning  e che le resistenze interne di ceto, di classe e di posizione hanno nei fatti affossato.

L’emergenza ha fatto uscire tutto allo scoperto ed ora si corre per riparare.

Forse una buona programmazione ci avrebbe aiutato a risparmiare in parte tante tragedie umane ,morti e disastri , ma i tempi che ci saremmo dati non sarebbero stati in linea con quelli dello sviluppo della intera società e con quelli dati dalle singole volontà sociali e di categoria. Ho in questi ultimi tempi raccolto una quantità enorme di report di società di consulenze , McKinsey, Boston Consulting , tutti prodotti con l’intento di aiutare e suggerire e proporre. Posso e devo dire che ho ritrovato nel testo europeo una sintesi felice e concreta di quanto ho letto. Questa è l’Europa che va saputa raccontare ai cittadini , che va spiegata bene per far capire che la scelta della appartenenza e della solidarietà era ed è vincente. In Italia purtroppo non c’è per effetto di una comunicazione non corretta e adeguata  una consapevolezza non rispondente agli interessi della nostra comunità.

Per tradurre concretamente tutte le idee, i progetti, occorrerà contare su una classe dirigente della società e della politica alla altezza.

Purtroppo quella sin qui incontrata non lo è stata perchè ha avuto il timore di affondare e di portare avanti iniziative anche contro il racconto popolare del “non si può fare e non serve”. che non asseconda la innovazione. Occorrerà anche svelare tante verità nascoste al paese che non può pensare di vivere al di sopra dei suoi mezzi e delle risorse e che con un riordino giusto ed equilibrato deve pure imporre sacrifici a qualcuno:  è un qualcuno che si incontra sempre e dappertutto. Si ha l’impressione che hanno tutti ragione e che debba prevalere la logica del quiete non movere.  Mi scuso per le inutili parole e suggerisco di leggere con attenzione il testo che dovrebbe diventare, ce lo auguriamo, il planning strategico ed operativo dei prossimi anni.